"Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" ( cfr Gen 2,18 )
martedì 30 settembre 2008
sarete odiati
Le critiche ai cristiani, al Papa, ai cattolici sono spesso frutto di grossolana ignoranza e quasi sempre le stesse trite e ritrite. Uff...con l'accusa di interessi politici ecc. ecc. ma come la mettete allora con la triste vicenda di Enrico VIII? Ne ho così tanta noia che non sono riuscita ad occuparmi, in questo blog, del riaccendersi (secondo me non si è mai spento da Gesù Cristo in poi..) dell'odio anticristiano. Vi suggerisco così di seguire quanto pubblica giowind.
corrispondenza amorosa
Nell'attesa di abbracciare per sempre il nostro AMORE, leggiamo le lettere che ci ha mandato e che sono raccolte nella Bibbia.
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domenica 28 settembre 2008
amore tramutato in ira e AMORE che dà la vita
Editoriale da Avvenire on line
LÀ IN RIVA ALL’ARNO
BUIO MONUMENTO ALL’AMORE TRAMUTATO IN IRA
DAVIDE RONDONI
Come ha fatto Simone, dopo aver posteggiato la sua auto in riva all’Arno, a uccidere a martellate i suoi piccoli di 7 e 5 anni? Erano una bambina e un bambino. Poi si è dato fuoco insieme ai loro corpi. Come avrà fatto, pensiamo, storditi, mentre leggiamo una cronaca fredda e tremenda di liti con la compagna e madre dei due, di annunci fatti per telefono a parenti che, con chissà quale magone e terrore, si sono messi a cercarli, di case popolari a Pisa, proprio nelle zone del conte Ugolino che Dante ritrae divorare i suoi figli...
E viene la tentazione di lasciare là, fissa e perduta nel suo smalto terribile questa storia. Questa ennesima vicenda di sangue innocente sparso per rancori di amanti, o di sposi sperduti in un delirio. Verrebbe da distogliere lo sguardo, per non voler nemmeno immaginare cosa sia accaduto dentro l’auto parcheggiata come per una gita. Per non pensare ai due innocenti, che avevano diritto a vivere, a non essere sacrificati alla rabbia di un amore andato in malora. Avevano solo 5 e 7 anni.
Cos’è un bambino a quella età, come puoi colpirlo? Verrebbe da lasciare quell’auto parcheggiata tra le nebbie della follia, dire solo: sono cose da pazzi. E distogliere lo sguardo, il cuore, per non morire di pena, e di scandalo contro il cielo che, come l’Arno indifferente lì vicino, sembra esser restato lontano da quei due bambini. Invece no, guardare si deve. Non fare finta che queste cose appartengano a un altro pianeta da quello in cui siamo, non fingere che non c’entrino mai nulla con le cose che viviamo di solito. Lasciare quell’auto tra le nebbie della nostra indifferenza sarebbe come condannare ad un’ultima, estrema inutilità il sacrificio dei due bambini. Perché chiunque di noi sa che c’è sempre un rischio: di distruggere il bene in nome dell’ira. Di cancellare quel che c’è di buono in un rapporto – d’amore o amicizia – a causa di una rabbia, di un rancore, di un 'aver ragione contro' l’altro. C’è sempre il rischio di 'fare fuori' il bene che c’è stato in nome della difficoltà o del dissidio presente. Il rischio di essere violenti contro il bene che c’è o che c’è stato, in nome del dissidio presente.
L’auto di Simone, padre colpevolissimo e tristissimo, padre fattosi carnefice, creatore del proprio inferno e anch’egli, però, da compatire come si deve compatire chi perde la mente, e i suoi due figli, compongono ai nostri occhi una immagine tremenda di ciò che rischiamo e siamo anche noi, e non di rado. Sono, in quell’auto parcheggiata sull’Arno, il dolente e buio monumento all’amore che si tramuta in ira. All’amore che diviene il suo contrario, quando le prove della vita non sono affrontate con la forza del perdono o della pazienza. Con le forze dell’amore che non cedono alle forze del possesso e dell’egoismo. Il cielo e l’Arno non sono indifferenti a questa tragedia. Il cielo parla sempre, con segni e suggerimenti, nei cuori degli uomini, ma noi possiamo decidere di non ascoltare. Avrà parlato anche a Simone, ma lui ha scelto di ascoltare per mesi, forse per anni l’ira che in lui cresceva. Ha deciso di nutrire quella – fino a divenirne pazzo schiavo – invece che ascoltare il cielo. E l’Arno, dolce fiume di Toscana, ha di certo dato agli occhi dei due piccoli l’ultima bella luce che hanno visto. E ha raccolto le loro lacrime, le ha portate al mare. E al cuore di Dio, mare dei mari, dove il tempo breve e sorridente dei bambini diventa eternità. Quel cuore che è l’unico posto dove la pena immensa di averli persi può chiedere di non ammattire.
La scelta di AMARE
LÀ IN RIVA ALL’ARNO
BUIO MONUMENTO ALL’AMORE TRAMUTATO IN IRA
DAVIDE RONDONI
Come ha fatto Simone, dopo aver posteggiato la sua auto in riva all’Arno, a uccidere a martellate i suoi piccoli di 7 e 5 anni? Erano una bambina e un bambino. Poi si è dato fuoco insieme ai loro corpi. Come avrà fatto, pensiamo, storditi, mentre leggiamo una cronaca fredda e tremenda di liti con la compagna e madre dei due, di annunci fatti per telefono a parenti che, con chissà quale magone e terrore, si sono messi a cercarli, di case popolari a Pisa, proprio nelle zone del conte Ugolino che Dante ritrae divorare i suoi figli...
E viene la tentazione di lasciare là, fissa e perduta nel suo smalto terribile questa storia. Questa ennesima vicenda di sangue innocente sparso per rancori di amanti, o di sposi sperduti in un delirio. Verrebbe da distogliere lo sguardo, per non voler nemmeno immaginare cosa sia accaduto dentro l’auto parcheggiata come per una gita. Per non pensare ai due innocenti, che avevano diritto a vivere, a non essere sacrificati alla rabbia di un amore andato in malora. Avevano solo 5 e 7 anni.
Cos’è un bambino a quella età, come puoi colpirlo? Verrebbe da lasciare quell’auto parcheggiata tra le nebbie della follia, dire solo: sono cose da pazzi. E distogliere lo sguardo, il cuore, per non morire di pena, e di scandalo contro il cielo che, come l’Arno indifferente lì vicino, sembra esser restato lontano da quei due bambini. Invece no, guardare si deve. Non fare finta che queste cose appartengano a un altro pianeta da quello in cui siamo, non fingere che non c’entrino mai nulla con le cose che viviamo di solito. Lasciare quell’auto tra le nebbie della nostra indifferenza sarebbe come condannare ad un’ultima, estrema inutilità il sacrificio dei due bambini. Perché chiunque di noi sa che c’è sempre un rischio: di distruggere il bene in nome dell’ira. Di cancellare quel che c’è di buono in un rapporto – d’amore o amicizia – a causa di una rabbia, di un rancore, di un 'aver ragione contro' l’altro. C’è sempre il rischio di 'fare fuori' il bene che c’è stato in nome della difficoltà o del dissidio presente. Il rischio di essere violenti contro il bene che c’è o che c’è stato, in nome del dissidio presente.
L’auto di Simone, padre colpevolissimo e tristissimo, padre fattosi carnefice, creatore del proprio inferno e anch’egli, però, da compatire come si deve compatire chi perde la mente, e i suoi due figli, compongono ai nostri occhi una immagine tremenda di ciò che rischiamo e siamo anche noi, e non di rado. Sono, in quell’auto parcheggiata sull’Arno, il dolente e buio monumento all’amore che si tramuta in ira. All’amore che diviene il suo contrario, quando le prove della vita non sono affrontate con la forza del perdono o della pazienza. Con le forze dell’amore che non cedono alle forze del possesso e dell’egoismo. Il cielo e l’Arno non sono indifferenti a questa tragedia. Il cielo parla sempre, con segni e suggerimenti, nei cuori degli uomini, ma noi possiamo decidere di non ascoltare. Avrà parlato anche a Simone, ma lui ha scelto di ascoltare per mesi, forse per anni l’ira che in lui cresceva. Ha deciso di nutrire quella – fino a divenirne pazzo schiavo – invece che ascoltare il cielo. E l’Arno, dolce fiume di Toscana, ha di certo dato agli occhi dei due piccoli l’ultima bella luce che hanno visto. E ha raccolto le loro lacrime, le ha portate al mare. E al cuore di Dio, mare dei mari, dove il tempo breve e sorridente dei bambini diventa eternità. Quel cuore che è l’unico posto dove la pena immensa di averli persi può chiedere di non ammattire.
La scelta di AMARE
domenica 21 settembre 2008
cosa succede al CERN?
Dal tg uno serale ho appreso che qualcosa non funziona al CERN ed invece del buco nero si è prodotto un grande flop...ho poco tempo e non linko niente...gradirei qualche delucidazione da Charlie :)
Ho apprezzato la battuta finale della giornalista:"Il Big Bang non è una cosa da tutti..." è proprio vero...è da Dio!
La Bibbia comincia così:"In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse:"Sia la luce!"" BIG BANG
Ho apprezzato la battuta finale della giornalista:"Il Big Bang non è una cosa da tutti..." è proprio vero...è da Dio!
La Bibbia comincia così:"In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse:"Sia la luce!"" BIG BANG
sabato 20 settembre 2008
venerdì 19 settembre 2008
pensieri disordinati
Mi piacerebbe avere tra le mani questo libro segnalato da Davide Rondoni, ma non ho mai acquistato online...
Cercando qualcosa sul Dies irae e sull'ira ho trovato questi proverbi:
G. K. Chesterton - il blog dell'Uomo Vivo
spigolo volentieri ogni tanto: andate a cercare il cristianesimo nel posto giusto.
Cercando qualcosa sul Dies irae e sull'ira ho trovato questi proverbi:
Se siamo irritati senza motivo, lo siamo sempre perchè il motivo è nascosto in noi e ci è molto scomodo scoprirlo.
Paul Bourget
Sono sempre più sincere le cose che diciamo quando l'animo è irato che quando è tranquillo.
Marco Tullio Cicerone
Non appena nutrita la rabbia muore, è il digiuno che la ingrassa.
Emily Dickinson
Attenzione alla furia di un uomo paziente.
John Dryden
La collera è uno di quei stramaledetti lussi che uno non si può permettere.
Ernest Emingway
Una risposta garbata disarma l'ira, una parola dura eccita la collera.
Salomone
G. K. Chesterton - il blog dell'Uomo Vivo
spigolo volentieri ogni tanto: andate a cercare il cristianesimo nel posto giusto.
giovedì 18 settembre 2008
questa sarei io?
Ecco il mio risulato a --->questo test:
Il tipo estroverso sensazione ha una eccellente capacità di osservare tutto quello che lo circonda. Sa osservare i fatti ed è molto abile nel percepire i bisogni delle persone. È amichevole, cordiale e caloroso. Conosce generalmente molte persone. E' sensibile ai sentimenti degli altri, li capisce facilmente. Ama la compagnia della gente ed è genuinamente interessato alle loro vicende. Ha generalmente una vita sociale intensa. Gli piace divertirsi, ridere e chiacchierare. Gli piace anche essere al centro dell'attenzione. È infatti un bravissimo presentatore e un intrattenitore nato. È un attore naturale. Questa sua simpatia spontanea nei confronti degli altri è ampiamente ricambiata. Tutte queste qualità lo rendono popolare tra i suoi amici e conoscenti. È un ottimista che ama la vita. È attento alla sua apparenza alla quale può dedicare parecchia energia. A un livello più alto, questa caratteristica può renderlo sensibile all'arte e capace di possedere un ottimo giudizio artistico. È una persona concreta, con i piedi per terra. Dato che la sua funzione inferiore è l'intuizione, tende a non valutare a sufficienza le implicazioni future delle sue azioni. Non è un amante dell'agenda! Generalmente apprezza le tradizioni e invecchiando tende a sviluppare delle posizioni conservatrice pur rimanendo in qualche modo giovanile. A volte può essere piuttosto disorganizzato. Non è infrequente che questo tipo sia in ritardo e che faccia fatica a concentrarsi su un solo progetto alla volta (gli piace infatti fare tante cose allo stesso tempo). Può sottovalutare la necessità di analizzare le situazioni andando incontro ad una certa confusione quando deve prendere una decisione. Sul piano lavorativo, i suoi punti di forza sono il pragmatismo, la capacità di gestire e ricordare un gran numero di dati, la sua buona relazione con le "cose", i prodotti concreti. Il suo punto debole risiede forse nell'essere poco interessato o attento alle novità, all'aspetto teorico e analitico dei problemi e a una certa disorganizzazione o mancanza di disciplina. Nelle relazioni di lavoro è molto abile. Sa capire le persone, sa comunicare con loro, sa infondere entusiasmo, è tollerante, distensivo e popolare.
Nella homepage mi ha colpito il pensiero di oggi
Una frase al giorno "Quasi tutte le nostre colpe sono molto più perdonabili del metodo a cui ricorriamo per nasconderle." La Rochefoucauld
giovedì 11 settembre 2008
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