lunedì 21 maggio 2007

Pina

E' già passato quasi un anno dal termine della tua corsa. Me lo ripetevi sempre più spesso: "Ho terminato la corsa". Ti preoccupavi più degli altri che di te. Volevi prepararmi e non sapevi che avresti varcato dopo undici anni, ma per l'ultima volta, la soglia della tua amata Chiesa Madonna di Fatima proprio il giorno dei santi Pietro e Paolo, quando la liturgia prevede la lettura dove san Paolo dice: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede" (2Tm 4,7). Conservare la fede in un letto di atroci dolori: questa è stata la tua buona battaglia! E con che PACE, serenità e mitezza hai accettato la tua immobilità, tu donna attivissima. Non c'è per me un argomento più convincente dell'AMORE di Dio! Me lo hai insegnato a parole e soprattutto con la vita. Quando gridavi per gli atroci dolori, una volta in piena crisi di fede nell'assistere il tuo corpo straziato, ti ho chiesto: "Mamma, dov'è Dio?" e tu: "E' Lui a darmi la forza!".
Ho avuto una benedizione ad averti per alcuni periodi a casa. Parlavamo di tante cose, persino di eutanasia ed avrei voluto mostrare al mondo che GIOIA sprigionava dal tuo volto e come Dio non ci dà prove superiori alle nostre forze (lo avevo sperimentato con il mio cancro e i 5 cesarei da fifona quale sono). Adesso sono vinta dall'emozione...mi manchi. Lo so, sei qui accanto a me più attiva di prima, insieme a Rita e Rosalia. Pregate per noi con Gesù e Maria.

NON SONO MORTI

Mi scandalizza il fatto di come i cristiani parlano dei loro defunti. Li chiamano morti; non sono stati capaci di rinnovare il loro vocabolario umano su un punto che tuttavia tocca i doni essenziali della fede.
Morti! Si va ad assistere ad una messa per i morti! Si va al cimitero a portare i fiori ai morti, si prega per i morti! Come se essi non fossero miliardi di volte più vivi di noi! Come se la verità fondamentale annunciata nel Prefazio della Messa per i defunti "vita mutatur, non tollitur" (la vita è cambiata, non è tolta), fosse una verità morta, incapace di trasformare il modo comune di parlare. La morte non è una "invenzione degli impresari di pompe funebri". Si può usare il termine "morto" sui registri di stato civile, o della polizia, il cui vocabolario non è quello della verità, ma delle apparenze. Coloro che hanno lasciato questa terra per entrare nell'altro mondo NON SONO MORTI:
- se sono in cielo vedono Dio, sono i vivi per eccellenza;
- se sono in purgatorio hanno la certezza che vedranno Dio, e per l'amore purissimo e ardente col quale accettano e benedicono le sofferenze, sono molto più vivi di noi;
- se sono all'inferno, nel baratro della seconda morte, sono dei vivi perversi e puniti, non sono dei morti. Avendo maledetto Dio e la vita si sono maledetti da sé; si pascono della propria superbia e della propria rabbia. 
(Jacques Maritain)


Cosa è il morire

Me ne sto sulla riva del mare, una nave apre le vele alla brezza del mattino e parte per l'oceano.
E' uno spettacolo di rara bellezza e io rimango ad osservarla fino a che svanisce all'orizzonte e qualcuno accanto a me dice: "E' andata!".
Andata! Dove? E' sparita dalla mia vista: questo è tutto.
Nei suoi alberi, nella carena e nei pennoni essa è ancora grande come quando la vedevo, e come allora è in grado di portare a destinazione il suo carico di esseri viventi.
Che le sue misure si riducano fino a sparire del tutto è qualcosa che riguarda me, non lei, e proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice, "E' andata!" ci sono altri che stanno scrutando il suo arrivo, e altri voci levano un grido di gioia: "Eccola che arriva!".

E questo è il morire. (Bishop Brent)